Ieri sera a Ottoemezzo, Lilli Gruber e i suoi ospiti hanno parlato dell’importanza dello sport come ambito di applicazione di sanzioni contro una dittatura o – nel caso odierno - un paese colpevole di avere scatenato una guerra.
In effetti l’ondata di boicottaggi contro squadre e atleti russi, costituisce un costo notevole, se non altro in termini di immagine, per il presidente russo.
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Allora è giusto boicottare un paese reo di aggressione a un altro, o boicottare una dittatura?
La risposta è senz’altro SI.
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Poi, però, un ricordo si affaccia alla mente: la finale di Coppa Davis di tennis del 1976, quando l’Italia si trovò di fronte il Cile del sanguinario dittatore Pinochet.
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Nacquero accese discussioni sull’opportunità o meno di offrire a costui la possibilità di sfruttare la Coppa Davis per farsi propaganda, soprattutto in caso di vittoria.
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Molti sostenevano che con i dittatori non bisognava avere rapporti di alcun genere.
Al contrario, dicevano altri, convinti che l’Italia avrebbe battuto il Cile, è l’occasione buona per dare almeno una lezione sportiva al dittatore, e poi lo sport non deve immischiarsi nella politica.
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La discussione fu molto animata, ma alla fine prevalse il partito favorevole alla partenza per il Cile e, nonostante le polemiche, la partecipazione popolare fu grandissima, quasi da nazionale di calcio.
Inoltre, come forma di silenziosa protesta e sana provocazione contro la feroce dittatura di Pinochet, in almeno una partita il grande Adriano Panatta giocò indossando una maglietta rossa.
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Qual è la contraddizione?
È quella dell’autore di questo articolo, che oggi è per drastiche sanzioni, in ambito sportivo, alla Russia, ma allora, invece, era fra quelli che auspicavano la partecipazione alla finale di Coppa Davis (probabilmente perché era convinto che per l’Italia altre occasioni di vincere quel trofeo non se sarebbero presentate facilmente, come poi fu).
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Pentito per la scelta di allora? Per niente. Grazie a Panatta & C. abbiamo dato una sonora lezione a Pinochet.
Oggi la lezione a Putin la diamo boicottandolo.