ARRIVANO I NOSTRI - 80 ANNI FA LO SBARCO

2023-07-07 23:09

Salvatore Azzuppardi Zappalà

ARRIVANO I NOSTRI - 80 ANNI FA LO SBARCO

Il 10 luglio 1943, per lo sbarco in Sicilia non fu utilizzata la cavalleria, ma per i mafiosi l’arrivo degli americani equivalse all’arrivo del 7° Cavalleggeri.

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Il 10 luglio 1943, nel corso dell’operazione Husky, nome in codice dello sbarco in Sicilia, per ovvi motivi non fu utilizzata la cavalleria, ma per i mafiosi l’arrivo degli americani equivalse all’arrivo del Settimo Cavalleggeri di cinematografica memoria.

 

La vulgata sullo sbarco dice che per occupare la parte di Sicilia loro assegnata, gli americani beneficiarono grandemente dell’appoggio dei mafiosi, dopo che nei mesi precedenti erano stati avviati contatti con gangster di origine italiana.

 

 

A favore di questa ipotesi depone la veloce avanzata americana rispetto ai britannici. I piani prevedevano che gli americani avrebbero occupato la Sicilia Occidentale e i britannici quella Orientale. Ebbene, i primi, sbarcati sulla costa fra Gela e Licata, impiegarono dodici giorni per coprire i circa 180 chilometri che li separavano da Palermo e per occupare un territorio esteso circa 15.000 chilometri quadrati.

 

I secondi, per occuparne circa 8000 e coprire i circa 140 Km che separano Pachino-Pozzallo (dove erano sbarcati) da Catania, impiegarono 25 giorni. 

Più del doppio del tempo, per fare quasi un terzo di strada in meno. Non perché i britannici fossero meno agguerriti degli americani (semmai era il contrario), ma forse perché a questi ultimi giovò l’aiuto dei mafiosi.

Un’altra considerazione a favore dell’aiuto sporco ricevuto dagli americani, riguarda la massiccia immissione di mafiosi nelle amministrazioni comunali e in altri organismi amministrativi della Sicilia Occidentale.

Il primo e più eclatante caso fu la nomina a sindaco di Villalba (CL) del noto mafioso Calogero Vizzini.

 

A fare le spese di questa grave degenerazione dei criteri di scelta furono anche i carabinieri.

La fama di fedeltà alla monarchia da parte dell’Arma, aveva indotto il capo dell’Amministrazione Civile, l’inglese Rennel Rodd, a sceglierla (com’era naturale) per compiti di pubblica sicurezza. Invece, in molti centri, provvedimenti punitivi decisi dagli addetti all’amministrazione civile, soprattutto americani, minarono il prestigio e l’efficienza degli uomini dell’Arma.

 

Analogamente vennero segnalati casi di rilascio di permessi d’armi a mafiosi, addirittura «per potere all’occorrenza dare manforte ai carabinieri reali». La citazione è drammaticamente ironica, se si pensa che il maresciallo dei carabinieri di Villalba che aveva controfirmato il permesso d’armi, fu la prima vittima di un agguato mafioso.

Eppure il rischio di legittimare e riarmare i mafiosi non doveva essere sfuggito a chi aveva pianificato un’operazione così importante e complessa come Husky. Un’inchiesta interna voluta dagli alti gradi americani, rivelò che «esistono molti casi di nostri funzionari del Civil Affairs [cioè gli organismi che amministravano i territori occupati] e di interpreti di origine o di ascendenza siciliana che sono stati collegati già negli Stati Uniti tramite amici di famiglia o antenati direttamente alle sfere mafiose

Oltre a permettere loro di rinsaldare il rapporto con le istituzioni (parzialmente allentati dopo l’opera di pulizia del prefetto Mori), lo sbarco ebbe altre conseguenze benefiche di lunghissimo periodo per i mafiosi, come apprendiamo da una relazione indirizzata nel 1973 alla Commissione Parlamentare Antimafia da Carlo Alberto dalla Chiesa, all’epoca capo della Legione Carabinieri di Palermo. «Fermo restando che nell’immediato dopoguerra, durante l’Amministrazione del Governo Militare Alleato in Sicilia, ad opera di siculo-americani vennero stabiliti - come detto all’inizio - rapporti con mafiosi locali e gettate le basi del traffico internazionale di stupefacenti diretti al mercato americano dalla Sicilia e dalla Francia (epicentro Marsiglia), da più fonti attendibili viene assicurato che sin da allora - e tuttora – per quanto attiene all’Europa, le due basi principali di inoltro di grosse partite di stupefacenti in U.S.A. e nel Canada sono considerate l’Italia e la Francia».

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